Personalizzata, sartoriale, targettizzata: sono questi gli attributi che meglio definiscono la medicina di precisione, indirizzata a prevenzione e cura sulla base delle caratteristiche del paziente. Questo innovativo approccio potrebbe risultare particolarmente efficace anche nella gestione della pandemia di COVID-19 e indirizzare le strategie di trattamento e gli interventi preventivi mirati.
In un lavoro recente Crisci et al.(1) discutono le conoscenze attuali e gli sviluppi per un approccio di medicina di precisione nella prevenzione, valutazione e gestione di COVID-19. La medicina di precisione utilizza un’ampia gamma di dati clinici ed individuali che possono stratificare i pazienti ed opera attraverso un approccio in tre fasi: identificazione della fisiopatologia, identificazione di specifici strumenti diagnostici e biomarcatori, prevenzione e trattamento.
Il nuovo coronavirus appartiene alla famiglia dei Coronaviridae con un genoma di RNA a filamento singolo di grandi dimensioni (∼ 30 kb) con senso positivo. Il sequenziamento genomico virale ha rivelato che la proteina spike SARS-CoV-2 utilizza ACE2, presente sulle cellule epiteliali ciliate dei polmoni umani, come suo recettore.
Una revisione sistematica della letteratura e una meta-analisi comprendente 19 studi pubblicati tra il 1° gennaio ed il 21 febbraio 2020 hanno riportato che l’età media dei pazienti era di 52 anni e che il 56% erano maschi, mentre il 37% dei pazienti presentava comorbidità come ipertensione, malattie cardiovascolari e diabete. Le manifestazioni cliniche più comunemente riscontrate includevano febbre (88,7%), tosse (57,6%) e dispnea (45,6%).
Nei pazienti con infezione COVID-19 grave si ha uno storming, ovvero un rilascio eccessivo ed incontrollato di citochine pro-infiammatorie come IL-1B, IL-1RA, IL-7, IL-8, IL-9, IL-10, fattori di crescita dei fibroblasti (FGF), fattore stimolante le colonie di granulociti-macrofagi (GM-CSF), fattore di necrosi tumorale (TNF-alfa) e chemochine. Queste citochine potrebbero essere considerate utili biomarcatori dello stadio della malattia e potenziali bersagli per approcci terapeutici innovativi.
Poiché non esiste al momento un trattamento farmacologico specifico, efficace e comprovato noto per prevenire o trattare COVID-19 l’attuale gestione clinica comprende misure di controllo e cure di supporto, compreso ossigeno supplementare e supporto ventilatorio meccanico quando indicato. Vengono inoltre impiegati eparina a basso peso molecolare per l’attività anticoagulante e desametasone per l’effetto antinfiammatorio, oltre ad alcuni antivirali come remdesivir negli Stati Uniti e favipiravir in Cina, quest’ultimo in base a risultati non del tutto definitivi. La FDA ha approvato inoltre la trasfusione di plasma iperimmune di soggetti convalescenti come terapia per pazienti con COVID-19 in condizioni critiche.
Si stanno attualmente compiendo progressi rapidi per la messa a punto di un vaccino. Attualmente sono circa 15 i potenziali vaccini contro SARS-CoV-2 giunti in fase 3, basati su diverse tecnologie, tra cui la somministrazione di mRNA da proteine di superficie virale, vaccini genici, nanoparticelle e vaccini sintetici a subunità e virus modificati.
Un altro approccio strategico considera il vaccino antitubercolare BCG (Bacillus Calmette-Guérin): grazie all’ampia protezione dalle infezioni respiratorie ottenuta potrebbe quindi mirare ad una riduzione dei tassi di morbilità e mortalità.
Da un punto di vista preventivo è stato inoltre proposto l’uso di lisati batterici (OM-85) e di altri modulatori immunitari a causa della loro capacità di ripristinare la risposta immunitaria in determinate condizioni cliniche.
OM-85 modula la risposta immune, favorisce la risposta Th1 upregolando Th1-IFN-y e downregolando Th2-IL-4 (2). OM-85 stimola la risposta immunitaria contro le infezioni virali (IFN-alfa) aiutando a creare uno stato basale antivirale (3).
OM-85 proprio per il suo ruolo di stimolazione di Th1 (risposta contro i virus) e di diminuzione di Th2 (diminuzione dello storming citochimico proinfiammatorio) potrebbe essere impiegato nelle persone a maggior rischio di COVID-19 come i soggetti fragili e gli operatori sanitari maggiormente esposti al virus.
In presenza di uno stato infiammatorio risulta infatti fondamentale aumentare la risposta immunitaria (immunostimolazione) e diminuire la risposta proinfiammatoria aumentando la tolleranza verso particolari antigeni (immunoregolazione): questo duplice effetto di immunomodulazione è tra i meccanismi dimostrati dei lisati batterici (4).
Ultimo aggiornamento: 23 Settembre 2022
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